SANDIN PUCE

REGISTA

29 ANNI, BOSNIACO

2013: Young Director Award – Film Festival di Cannes

MY WHEEL IS A STORY

La mia ruota non è qualche cosa di fisico; è una forza mentale che spinge al movimento. È umana, realizzata attraverso un video animato, dove si vede il nostro mondo che gira sempre più velocemente. Io credo fermamente che si debba lavorare sempre più sulle nostre "ruote interiori": attraverso l'evolversi delle nostre forze interiori è possibile inventare nuovi strumenti per avere una vita migliore.

Regista bosniaco di 29 anni, si è formato presso la prestigiosa Film Academy a Ludwigsburg in Germania.
Ha vinto nel 2013 lo Young Director Award, assegnato in occasione del Film Festival di Cannes per il suo film "Frenki".
È stato co-fondatore del Film Club e The Short Film Festival a Mostar, e ha lavorato per progetti di varie aziende tra cui Adidas, Johnnie Walker e Opel e ha collaborato con il critico cinematografico newyorkese Howard Feinstein.

Sandin è soprattutto interessato al rapporto tra l'artista e il mercato all'interno del quale il suo lavoro si dispiega: un tema che riguarda anche tutti gli scrittori, ma soprattutto e con maggior urgenza, gli sceneggiatori e gli scrittori di cinema. Nella sua presentazione Sandin si è concentrato anche sul rapporto tra produttori, artisti e creativi con il pubblico e con la gente: che cosa chiedono a un artista, cosa ci si attende da lui, e che cosa un artista può voler dire su questo rapporto. Nelle parole di Sandin è ritornato spesso questo interrogativo: qual è la relazione tra il pubblico e l'artista, e in che modo s'influenzano reciprocamente? Mi è sembrato che Sandin condividesse la mia opinione, e cioè che il ruolo dell'artista sia di guidare il pubblico – un punto di vista proprio al Modernismo.

Il pubblico non può essere sicuro di ciò che vuole fino a quando un artista non gli presenta un'idea. La critica e l'ammirazione vengono dopo. In un certo senso, Sandin ha suggerito che, per quanto riguarda il gusto, l'artista deve anticipare e educare il pubblico.
La sua presentazione, consistente in un breve filmato, era tesa a mettere in relazione la velocità del progresso tecnologico con gli sforzi degli esseri umani. Una ruota girava al centro dello schermo e, quando ci si avvicinava, ci si accorgeva che si trattava di arti intrecciati tra loro; mani che afferravano piedi, volti segnati dalla fatica: una catena di trasmissione umana. Al centro di questo dramma bruegeliano, si apriva una finestra attraverso la quale si poteva assistere allo sviluppo del mondo, alla sua crescita, animata dal movimento della ruota umana. La filmografia di Sandin è prodigiosa (ha realizzato pubblicità di alto livello concettuale per grandi aziende), e combina ogni volta il suo stile molto personale con un'idea filosofica.
I suoi lavori somigliano a storie intense, potenti e immediate.
[Hanif Kureishi]

Il talento è un dono o solo un peso?
Senza dubbio considero il mio talento come un dono; il suo bello è che in continuo mutamento, non è come possedere un oggetto fisico.

Cosa faresti se una mattina ti svegliassi e scoprissi che il tuo talento non c'è più?
Cercherei di ritrovarlo nella mia quotidianità, nei libri, nelle gallerie d'arte, nei film, nella gente fino a ritrovarlo di nuovo.

Qual è il talento vivente che più ammiri?
Le persone che inseguono i loro sogni e le loro certezze.

Cosa ti piace di più del tuo talento e cosa invece ti disturba?
Il mio talento non mi fa mai sentire solo, e questo mi piace tantissimo. Per contro assorbe molto tempo, come un bambino piccolo, e rimane poco spazio per una "vita normale".

Quando e come il tuo talento ti ha reso felice?
Sono sempre felice quando ho una nuova idea.

Se potessi cambiare il tuo talento, come lo cambieresti?
Molto sinceramente, non lo cambierei nemmeno se potessi perchè lui stesso cambia costantemente ed io con lui.