JEAN WILLIAM SILVA

tenore

29 ANNI, BRASILIANO

2013: XXVIII Giornata della Gioventù canta per Papa Francesco
2013: Solista presso l'auditorium Metropolitan Museum a New York
2013: Avery Fisher Hall Lincoln Center di New York

MY WHEEL IS A SOUND

La mia ruota è una tecnica vocale che si ottiene attraverso l'arrotondamento del suono per garantire il miglior risultato con la massima qualità, fluidità e naturalezza. Il "giro" del suono è cruciale, sia esteticamente che tecnicamente: da un lato è un facilitatore del movimento, dall'altro, garantisce una proiezione del suono abbondante senza causare danni fisici o traumi.

Giovane tenore brasiliano di 29 anni, sta velocemente acquistando visibilità nel suo paese e all'estero.
Deve la sua notorietà alle apparizioni televisive in Brasile nel 2009 e quando nel luglio 2013, ha cantato durante la visita di Papa Francesco in Brasile, dove è stato visto dal vivo da più di 3 milioni di persone.
Nel dicembre dello stesso anno si è esibito, come solista, presso l'Auditorium del Metropolitan Museum a New York, con un repertorio di arie di J. S. Bach.
Ha cantato inoltre all'Avery Fisher Hall presso il Lincoln Center di New York, ricevendo ottime critiche per le sue interpretazioni di arie di Heitor Villa Lobos.
Recentemente, gli è stato dedicato un teatro presso la sua città natale Barrinha.
Il suo repertorio include musica sacra, opera, musica sinfonica e da camera.
Sta registrando l'album "Two Acts" in cui le canzoni popolari brasiliani incontrano il bel canto italiano.

Jean è un giovane tenore, che non sembra intimidito dall'importante consenso che sta creando intorno a sé. Con ogni evidenza, è un talento precoce e prodigioso, ormai a un passo dalla grandezza. La sua esposizione allo sguardo del pubblico ha fatto di lui un giovane professionista.
Inoltre ha un repertorio vasto, che spazia dalla musica sacra, all'opera, al musical, fino alle canzoni popolari del suo Paese: un ampio spettro di sensibilità e attitudini che Jean ha messo in campo nella sua presentazione.

È un ragazzo minuto, aggraziato. A prima vista è difficile immaginare che il suo corpo possa produrre un suono così potente, una voce che riempie la stanza, commovente e impressionante al tempo stesso.
Jean è anche irruente e sicuro di sé, nella maniera imprevedibile in cui lo sono i ragazzi. Adesso esegue un repertorio classico, tradizionale, ma abbiamo a lungo parlato della sua creatività, e del suo desiderio di scrivere canzoni, una prospettiva per lui appassionante. La volontà di pensare alla propria voce, e al proprio lavoro in termini più ampi, è la prova del suo talento.
Se ha già affilato la sua arte in un certo campo, Jean capisce che è necessario essere versatili.
E desidera superare i confini che il suo repertorio attuale gli assegna.
Durante la sua presentazione, ci ha mostrato come la voce crei un cerchio, come la bocca che la produce assuma naturalmente quella forma, e come questo favorisca la sua risonanza e pienezza. In un mondo dove la comunicazione ferve, concepire la voce in questo modo vuol dire essere capaci di ripensare la sua importanza e il suo significato. Come la ruota, la voce è uno stimolo potente, può spingere e incitare: è al tempo stesso pericolosa e ricca d'implicazioni.
[Hanif Kureishi]

Il talento è un dono o solo un peso?
È molto più che un dono: è anche uno strumento di trasformazione e cambiamento che mi dà l'opportunità di affermare la mia identità nel mondo e riconoscere me stesso ovunque.

Cosa faresti se una mattina ti svegliassi e scoprissi che il tuo talento non c'è più?
Non sarebbe un dramma. Non ne sarei contento, probabilmente per un po' mi sentirei senza identitá, ma so che potrei fare altre cose ed essere ancora felice.
La vita è già un grande dono.

Qual è il talento vivente che più ammiri?
Ce ne sono tanti, però direi la grande soprano americana Jessye Normann.

Cosa ti piace di più del tuo talento e cosa invece ti disturba?
Mi piace pensare che, attraverso il mio talento, posso sviluppare un'energia in grado di muovere le persone e, magari, migliorare qualcosa dentro di loro.
Ciò che mi preoccupa è che le persone possano confondere l'artista con l'uomo. Il fatto di suscitare emozioni non significa che io sia di buon umore o perfetto. La tecnica serve proprio per garantire l'impeccabilità dell'esecuzione, indipendentemente dal mio stato d'animo.

Quando e come il tuo talento ti ha reso felice?
Quando da ragazzino cantavo a casa dei miei nonni: quelli erano i momenti più felici della mia giornata.
Nel 2010, quando sono stato invitato a cantare a New York e, quel giorno, ho scoperto che la musica sarebbe stata il mio passaporto nel mondo.

Se potessi cambiare il tuo talento, come lo cambieresti?
Il mio talento è la mia impronta digitale. La diversità e la certezza di non essere perfetto, mi spingono a continuare a migliorare giorno dopo giorno.