36 ANNI, DANESE
2012: Premio Muuse (assegnato da Vogue Talents) come Most Promising Designer
2012: Nomination ai Costume Awards come Miglior Designer Emergente
2011: Young Vision Award
La mia ruota è il corpo della donna!
Le sue forme ma anche i suoi pensieri e il suo io interiore. La delicatezza e la fragilità. La perfezione e la bellezza.
La forma del vestito, le sue linee arrotondate, i materiali fatti a mano (in ottica di slow fashion ma al contempo dinamica) ci portano indietro nel tempo, alla tradizione del "fatto a mano" e le trame dell'abito richiamano la gomma.
Non realizzo vestiti alla moda.
Le mie creazioni sono senza tempo, vanno e vengono tra passato e presente, creando una sorta di ciclo temporale ricco di personalità e fascino.
Fashion designer danese di 36 anni, nota per il suo stile dark ma femminile e per uso di lavorazioni artigianali tradizionali oltre che di prodotti locali.
Il suo lavoro è apparso su numerosi siti di moda e blog, incluso Vogue.
Nel 2012 le è stato assegnato da Vogue Talents il premio Muuse come Most Promising Designer oltre che il Young Vision Award nel 2011.
È stata nominata inoltre Miglior Designer Emergente nel 2012 dai Costume Awards.
Per essere una stilista, Heidi è una persona timida e introversa.
Si portava sempre dietro il suo manichino come uno strumento di difesa e di conforto – e questo mi ha dimostrato che il suo lavoro va oltre le apparenze, oltre i tessuti, per scavare in qualcosa di più profondo e filosofico. Heidi concepisce gli abiti in un senso esperienziale. Essi, cioè, non sono pensati solo per lo sguardo esterno, ma soprattutto per chi li indossa.
Per esempio, i suoi modelli sono pieni di piccoli dettagli che soltanto chi li porta può notare. Sono espressivi, ma non solo in una maniera esteriore.
Heidi ha esplorato le rotondità del corpo femminile in rapporto alla ruota e ha parlato in modo articolato ed eloquente del rapporto tra le donne e i vestiti, e di come le donne indossino i loro abiti.
Si è concentrata sulla relazione tra stoffa e corpo, sottolineando però che in ultima istanza una donna vuole apparire bella, e che i suoi vestiti non la facciano sentire vulnerabile, ma più forte.
Heidi aveva con sé un meraviglioso quaderno pieno d'idee, aforismi, storie, disegni e - cosa molto interessante - racconti: una cronistoria del vestito che ci ha presentato.
Con ciò, la giovane stilista ci ha fatto capire che il processo creativo non consiste semplicemente nello scegliere tessuti e modelli, e cioè solo nella preparazione materiale ma anche in quella intellettuale. Il prodotto finito, il vestito, un amalgama di procedimenti intellettuali inattesi e sorprendenti. L'abito severo e al tempo stesso aggraziato che ci ha presentato testimonia il suo vigore creativo.
Heidi è un talento a tutto tondo, capace di pensare oltre i limiti del proprio mezzo espressivo, sconfinando nell'eclettismo.
[Hanif Kureishi]
Il talento è un dono o solo un peso?
Un dono certamente. Chi non vorrebbe far sentire le donne piu belle e sicure di sè?
Cosa faresti se una mattina ti svegliassi e scoprissi che il tuo talento non c'è più?
Ne costruirei un altro! Lavorare sodo, imparare, fare errori, lavorare ancora più duramente – sempre con grande passione.
Questo è ciò che sento dentro.
Qual è il talento vivente che più ammiri?
L'artista e cantante Peter Doherty.
Cosa ti piace di più del tuo talento e cosa invece ti disturba?
L'abilità di rendere le donne più sicure di sè.
Quando e come il tuo talento ti ha reso felice?
Quando un giorno, uno sconosciuto mi ha detto "Tu non crei vestiti, crei bellezza". Sono felice quando vedo le donne andare a spasso con le mie creazioni. Piccole "femmes fatales" che dominano il mondo con le loro passioni.
Se potessi cambiare il tuo talento, come lo cambieresti?
Non lo voglio cambiare. Non vedo come potrei cambiare qualche cosa che fa così parte di me.